lunedì 11 luglio 2011

Il primo tatuaggio interattivo

Karl Marc è un artista parigino che il 16 Giugno ha effettuato una tattoo session molto particolare. 
Karl ha tatuato un soggetto meccanico/floreale, che si estende dalla spalla destra al cuore, con al centro un codice QR.
Il suddetto codice, letto da una periferica mobile (per esempio Scanlife per i-Phone) porta all’ url di un video che si sposa perfettamente con le tracce lasciate sulla pelle.
La sessione è stata effettuata in diretta streaming su Facebook e pubblicizzata da Ballantine's, con la possibilità di interagire in maniera istantanea con l’artista, per opinioni, consigli o complimenti.

 

domenica 10 luglio 2011

Gli eventi in diretta tv si fissano nella memoria

Dove eravamo e cosa facevamo al momento dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre?È molto probabile che chi ha visto in televisione le immagini di questo drammatico e memorabile evento abbia fissato stabilmente nella memoria la situazione nella quale ci si trovava. Si chiamano flashbulb memories (più o meno traducibile come “memorie flash”), una specie di fotografia interiore che fissa quel momento in cui una persona entra in contatto con un evento socialmente memorabile o riceve una comunicazione personale emotivamente scioccante. Una ricerca realizzata da Evelyn Schaefer e dai suoi collaboratori del Department of Psychology di Winnipeg, in Canada ha dimostrato che queste flashbulb memories sono molto più dettagliate se si è stati precocemente esposti alle immagini dell’evento. Quelle immagini che televisioni e computer portano sempre più frequentemente e precocemente davanti agli occhi delle persone, modificano infatti il modo  in cui queste memorie si formano, influenzandone anche la persistenza nel tempo.
Pubblicata  sulla rivista Memory,  la ricerca è stata realizzata su un gruppo di una sessantina di studenti di psicologia ai quali già il 12 settembre 2001 è stato chiesto di scrivere un resoconto delle circostanze personali nelle quali hanno appreso dell’attacco alle Torri Gemelle, specificando entro quanto tempo hanno avuto occasione di vedere le immagini dell’evento. A distanza di sei mesi, alle stesse persone è stato chiesto di ridescrivere le stesse circostanze, per verificare come la memoria si fosse intanto modificata, anche in relazione al tempo trascorso tra l’arrivo della notizia e l’esposizione alle immagini scioccanti dell’attacco. Dicono gli autori della ricerca: «E’ stata rilevata una differenza nella qualità del ricordo a seconda della condizione di esposizione alle immagini. I partecipanti che le hanno viste dopo qualche ora hanno fornito racconti significativamente meno elaborati di quelli forniti da coloro che hanno visto le immagini immediatamente o con un ritardo di soli pochi minuti». Dunque “le immagini in diretta” hanno un impatto emotivo tale da modificare in maniera stabile la formazione della memoria relativa all’evento. 
La sempre più frequente esposizione a immagini in diretta, veicolate dalla televisione o dal computer, sta quindi modificando il modo attraverso il quale si formano le memorie delle persone. Ricerche precedenti avevano già dimostrato che queste immagini arrivano addirittura a insinuarsi nei contenuti dei sogni e che possono influenzare attitudini, emozioni e comportamenti degli individui, in una maniera molto più marcata di quanto riescano a fare le notizie non accompagnate da immagini in diretta. 
Le prossime ricerche in quest’area si orienteranno verso il ruolo che può essere giocato nella formazione della memoria di eventi socialmente rilevanti dal “rimbalzo” delle notizie e delle immagini attraverso i messaggi istantanei su Internet e i social media, compresi i contatti via cellulare. Concludono gli autori della ricerca: «Aspettiamo ulteriori indagini sugli effetti dell’immediatezza di accesso fornita dai media visuali e dalla connettività nella formazione sia delle flashbulb memories sia delle memorie personali e collettive relative a eventi memorabili».

La bambina che viveva come un cane

La piccola adesso ha nove anni, vive in una casa famiglia, ma non sa ancora parlare. Si esprime a gesti. Mima con le mani la violenza subita. Non sa e non può però raccontarla a parole. È per questo che la procura di Bari ha deciso di archiviare il caso della bambina trovata a dormire in un armadio tra i rifiuti. Mancano le prove e di conseguenza i capi di imputazione e gli indagati.

La storia risale a un anno e mezzo fa. Il 21 ottobre 2009 i genitori della piccola, che allora aveva solo sette anni, lanciano l'allarme. Non trovano più la figlia, non sanno che fine abbia fatto, pensano sia scappata. Chiamano il 112 e il 113 ma non sanno descrivere la bimba, né ricordano che vestiti indossi. Poliziotti e carabinieri così cercano ovunque la piccola finché non la trovano addormentata in un armadio: gambe appoggiate su una mensola e viso sul petto accanto a un cane. Attorno ci sono escrementi, avanzi di rifiuti, materassi senza lenzuola e sporchi.

Una scena di degrado e di abbandono nel cuore della città, in un piccolo appartamento al quartiere Carrassi. I genitori non riescono a crescere la piccola. Il papà, 57 anni, è invalido civile, disoccupato e senza alcun reddito. La mamma, 46 anni, ha problemi psichici e una piccola pensione con la quale tenta di mantenere la famiglia. Una cifra insufficiente, al punto tale che in casa non c'è più la corrente elettrica perché i coniugi risultano morosi. È alla luce delle candele, infatti, che gli investigatori cercano la bambina. La famiglia è già affidata ai servizi sociali e a quelli di igiene mentale, ma si è da poco trasferita in un nuovo appartamento. Gli assistenti sociali fanno visita loro ogni quindici giorni, la bambina è seguita con un programma specifico a scuola, eppure la situazione è ugualmente drammatica.

Da allora la piccola è stata tolta ai genitori. È stata prima ricoverata al reparto malattie infettive dell'ospedale Giovanni XXIII per sospetta scabbia e pidocchi e poi affidata in cura ad una casa famiglia dove si trova attualmente. Un anno e mezzo fa non sapeva parlare. Si comportava come un cane: abbaiava e mangiava da una ciotola per terra. Faceva praticamente quello che faceva il suo fedele cagnolino, sempre con lei. Nessuno le aveva insegnato a parlare né a mangiare con forchetta e cucchiaio. Ora però sta meglio. È seguita dagli assistenti sociali, va a scuola, mangia a tavola. Ma non riesce ancora ad articolare le parole.

La bambina, secondo le indagini portate avanti dalla procura di Bari, avrebbe subito anche violenze sessuali. Non c'è modo però di dimostrarlo. Lei mima quei gesti e capisce i riferimenti sessuali, ma mancano lesioni sul corpo che possano provare quelle violenze. E manca soprattutto la testimonianza perché la piccola non riesce a raccontare. Anche solo contestare il reato di abbandono di minori, a due genitori in cura al Servizio di igiene mentale, è praticamente impossibile. E così il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, Angela Morea, ha deciso di archiviare. Negli scorsi giorni ha depositato la richiesta al giudice per le indagini preliminari, a quale spetta comunque l'ultima parola.

venerdì 1 luglio 2011

Caminado por la vida, Melendi.

Huele a aire de primavera
tengo alergia en el corazón
voy cantando por la carretera
de copiloto llevo el sol.

Y a mi no me hace falta estrella
q me lleve hasta tu portal
como ayer estaba borracho
fui tirando migas de pan

Voy camiando por la vida, sin pausa, pero sin prisas
procurando no hacer ruido, vestio con una sonrisa, sin complejo ni temores,
canto rumbas de colores
y el llorar no me hace daño siempre cuando tu no llores

Y el milindri a mi me llaman
en el mundillo calé
porque al coger mi guitarra
se me van solos los pies.

Y este año le pido al cielo 
La salud del anterior.
No necesito dinero,
voy sobrao en el amor.

Voy camiando por la vida, sin pausa, pero sin prisas
procurando no hacer ruido, vestio con una sonrisa, sin complejo ni temores
canto rumbas de colores
y el llorar no me hace daño siempre cuando tu no llores 


Y no quiero amores, no correspondidos
no quiero guerras
no quiero amigos
que no me quieran sin mis galones

No me tires flores
Ni falsas miradas de inexpresion
que no dicen nada
del corazón que me las propone

Porque voy camiando por la vida, sin pausa, pero sin prisas
procurando no hacer ruido, vestio con una sonrisa, sin complejo ni temores
canto rumbas de colores
y el llorar no me hace daño siempre  cuando tu no llores




Fondazione Joan Mirò

Creata nel 1981 dallo stesso Mirò, la fondazione voleva essere un centro di aggregazione e di studio dell' arte contemporanea. In essa sono custodite più di 5000 disegni, centinaia di opere grafiche, 200 dipinti, 150 sculture e 9 arazzi, a testimoniare la poliedricità di Joan Mirò.
Lo stesso edificio in cui la fondazione viene ospitata, che si trova a Barcellona, sembra rispecchiare il gusto artistico di Mirò
S tratta infatti di un blocco  in cemento armato a vista, opera di Josep Lluis Sert, strutturato attorno a 2 giardini con sculture di Mirò e alberi mediterranei.


All' interno, una parte è riservata a mostre temporanee e una altra  alla collezione.
Quì vengono illustrate la vita e le opere di Mirò,  e
lcuni progetti da lui elaborati per l' esposizione universale di Parigi del 1927.
Ancora, sempre in questa parte dell' edificio, troviamo la collezione grafica e pittorica.
Se site stanchi e avete bisogno di riposare 10 minuti, senza spostarsi troppo, consigliamo il Cafè de La Fundacio Mirò, all' interno della struttura, con caffetteria
elegante e confortevole.



La stessa visione artistica viene riservata alla struttura che ospita la fondacio Joan Mirò, realizzata da Josep Lluis Sert. Questa consta di  un blocco in cemento armato a vista, strutturato attorno a 2 cortili nei queli alcune sculture dell' artista si affiancano ad alberi mediterranei. All' interno una parte è destinata a mostre temporanee e l' altra alla collezione Mirò. In quest' ultima viene illustrata la vita e l' opera di Mirò, oltre ai progetti elaborati dallo stesso per l' esposizione  universale di Parigi del 1927 e per il quartiere di "La Defense, sempre a Parigi.
Dall' insieme si può notare la calda passione di Mirò  per i colori e le forme, influenza originaria del Fauvisme e Cesanne. Col colore Mirò riusciva a trasmettere lo stato d' animo delle persone e delle cose, dando quasi vita autonoma anche al quotidiano di semplici oggetti.